15 Minuti per Sposarsi, 30 Giorni per Ripensarci
Femminismi e la Legge del Periodo di Raffreddamento (冷静期)
15 minuti per dire: “Lo voglio”
30 giorni per dire: “Non lo voglio”
Sguardi femministi sul “periodo di riflessione” 冷静期

Sposarsi in Cina é diventato ancora piú facile.
Il nuovo regolamento sul matrimonio introdotto il 10 maggio scorso, ha facilitato la procedura per la registrazione del matrimonio. Le coppie della Cina continentale dovranno solo presentare le loro carte d'identità e firmare una dichiarazione che confermi che non sono attualmente sposati e che non hanno legami di sangue di tre generazioni prima di ottenere il certificato di matrimonio.
Prima del nuovo regolamento le persone erano tenute a presentare i libretti hukou (registrazione della residenza famigliare) e le carte d'identità, oltre a firmare dichiarazioni con le relative informazioni al momento della registrazione del matrimonio. Oggi, grazie al rapido sviluppo delle tecnologie informatiche, elementi come le carte d'identità di seconda generazione e il riconoscimento facciale possono verificare efficacemente l'identità delle persone. Pertanto, il valore probatorio dei libretti hukou è diminuito. La nuova disposizione del regolamento semplifica il processo di richiesta e migliora l'efficienza amministrativa.
In precedenza, i libretti hukou erano per lo più conservati dai genitori e questo a volte portava a interferenze familiari nel matrimonio dei figli, i quali senza il rilascio del libretto di residenza non potevano legalmente registrare il matrimonio.
Inoltre, le nuove regole consentono alle coppie di registrare il proprio matrimonio presso qualsiasi ufficio anagrafico idoneo in tutto il Paese, indipendentemente dal luogo di registrazione della propria famiglia.
Nella provincia dello Yunnan, nel sud-ovest della Cina, a registrarsi secondo le nuove regole una coppia originaria della provincia meridionale del Guangdong, ha completato la registrazione del matrimonio nella città di Kunming in soli 15 minuti.
"Entrambi viviamo e lavoriamo a Kunming. La comodità aumenta il nostro senso di appartenenza a questa città".
Secondo il Ministero degli Affari Civili, il cambiamento si applica anche alle coppie con un partner residente nel continente e l'altro cittadino straniero o residente a Hong Kong, Macao o Taiwan. Queste coppie possono ora sposarsi, divorziare o richiedere la riemissione del certificato di matrimonio presso qualsiasi ufficio di registrazione autorizzato, indipendentemente dal luogo di registrazione della famiglia del partner continentale.
Se da un lato questo processo semplificato elimina gli ostacoli burocratici per le coppie di innamorati, dall'altro rimane una domanda: Quando dire "lo voglio" diventa così facile, il "non lo voglio" seguirà altrettanto rapidamente?
Periodo di riflessione per il divorzio 离婚冷静期
Se sposarsi in Cina é diventato facile, divorziare non lo é piú.
La Cina ha inserito un nuovo regolamento nel codice civile, Art. 1077, in cui é previsto per legge un periodo di riflessione di 30 giorni in cui le coppie devono aspettare prima di continuare con la procedura di divorzio. (中华人民共和国民法典,Maggio 2020)
Secondo i quadri del partito questa nuova procedura serve a evitare il fenomeno dei “divorzio lampo”(闪离), che secondo alcuni, il numero era molto alto e stava salendo negli ultimi anni. Prima di inserire questa nuova legge nel codice civile ci sono stati dei progetti pilota condotti in tre cittá Nanjing(Jiangsu), Cixi(Zhejiang), Anyue(Sichuan), in cui si é provato a ritardare il divorzio appellandosi a procedure burocratiche in ritardo. Questa pratica é stata osservata come utile per ridurre il numero dei divorzi ed é stata in seguito ampliata a livello nazionale. Alcuni giornali giá parlano di effeti positivi di questa nuova legge citando i risultati in cui dal 2020 il numero di divorzi lampo é diminuito.
Durante le Due Sessioni di quest’anno, per il quinto anno consecutivo la scrittrice Jiang Shengnan, membro del Comitato nazionale della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (CPPCC) , ha proposto l’abolizione del cooling-off period. La proposta ha raccolto grande attenzione e consenso online. Troppa: il relativo hashtag su Weibo (#蒋胜男建议删除离婚冷静期条款#) è stato rimosso poco dopo essere entrato tra i “trend caldi”.
Le critiche non mancano, e arrivano da giuristi, media e societá civile.
Il periodo di riflessione viene giudicato:
invasivo e paternalista;
inefficace, perché alimenta conflitti e litigi durante l’attesa;
pericoloso, soprattutto per le donne vittime di violenza domestica o soggette a tratta per matrimonio forzato nelle aree rurali.
Nel frattempo, diversi casi di cronaca hanno scosso l’opinione pubblica: donne uccise dai propri mariti in fase di separazione proprio durante quei 30 giorni in cui, per legge, il divorzio non può ancora essere finalizzato.
Parole chiave —离婚冷静期 (lìhūn lěngjìngqī)
Letteralmente: “periodo di raffreddamento per il divorzio”
Culturalmente: una misura introdotta nel discorso giuridico e mediatico come forma di “prevenzione” delle decisioni impulsive.
Politicamente: è una forma di governance morale che riflette la crescente enfasi del Partito sulla “stabilità familiare” come pilastro della stabilità sociale. Nel discorso ufficiale, la famiglia è intesa come unità fondamentale di governo e controllo, e il diritto al divorzio è sottoposto a una logica protettiva (e restrittiva) che si traduce in limitazioni procedurali.
Il termine è entrato nel vocabolario quotidiano e nelle critiche online come simbolo di un paternalismo legalizzato: ti puoi sposare in 15 minuti, ma per sciogliere il vincolo devi aspettare.
Sguardi femministi sul discorso cinese
Una riflessione: il femminismo ai tempi del 冷静期
l dibattito sul periodo di raffreddamento non è solo una questione di diritto civile. È diventato uno specchio chiaro della condizione delle donne in Cina oggi.
Negli ultimi anni, le mobilitazioni femministe online, spesso spontanee, ironiche, capaci di usare il linguaggio stesso della burocrazia, hanno trasformato le questioni matrimoniali in un terreno di battaglia. Perché matrimonio e divorzio non sono soltanto istituzioni legali: sono dispositivi di controllo sociale profondamente sessuati. Chi può decidere quando e come lasciare un matrimonio? Chi viene ascoltata, protetta, creduta?
Il 冷静期 viene giustificato in nome della “stabilità familiare”. Ma chi decide cosa è “stabile” e cosa è “impulsivo”? Le statistiche mostrano che a chiedere il divorzio sono quasi sempre le donne, spesso per motivi legati a violenza, infedeltà o carichi di cura insostenibili. Imporre un’attesa obbligata durante la quale l’altro coniuge può opporsi o fare pressioni significa spostare sulle spalle delle donne il peso della decisione, ancora una volta.
Anche negli spazi digitali, dove la censura cerca di soffocare ogni dissenso, il femminismo non si spegne. Meme, video, micro-saggi circolano in forme creative: camuffati da satira legale, consigli sentimentali, racconti personali. Quelle voci femminili resistono e si riformulano, diventando forse ancora più lucide e taglienti proprio perché costrette a essere più sottili.
Il punto non è solo chiedere più diritti, ma rimettere in discussione chi decide cosa è giusto, chi stabilisce le regole del vivere insieme, del lasciare, del ricominciare.
E poi c’è un altro lato: queste leggi arrivano mentre Pechino spinge duro per far nascere più figli, per fermare il declino demografico. Ma il calo delle nascite non si combatte togliendo libertà alle donne, senza offrire aiuti, supporto, reti che tengano conto delle loro vite. Molte di quelle donne che chiedono il divorzio sono vittime di violenza domestica, e invece di prendersi cura di loro, la leadership si concentra su misure che restringono ancora di più la loro autonomia.
Queste leggi, come tante altre in Cina e altrove, sono pensate e scritte da uomini, in un sistema che riflette un patriarcato ancora saldo. Non sorprende che, mentre la leadership spinga sulla politica dei tre figli per invertire il declino demografico, manchino politiche che riconoscano e supportino davvero le vite delle donne. Non ci sono reti di protezione per chi subisce violenza, né agevolazioni che tengano conto delle difficoltà reali di conciliare cura, carriera e libertà. Al contrario, si implementano misure che restringono ancora di più i diritti e le autonomie femminili.
Questo non è solo un problema cinese, ma riflette anche in alte realtá un segnale di come, anche nelle leggi, il potere maschile continui a modellare il corpo e la vita delle donne, imponendo limiti e controlli invece di libertà e supporto.